Castello di Marengo
Via della Barbotta
SPINETTA MARENGO
Le splendide origini della Famiglia Gambarino
Via della Barbotta
SPINETTA MARENGO
Il Castello di Marengo è stato costruito nel 1847 su progetto dell'architetto Giovanni Dellavo. Dedicato a Napoleone e alla battaglia nell' omonima località, al suo interno contiene statue e dipinti dei generali che combatterono al fianco di Benito Cacciatori.
Villa Delavo, definita a lungo in modo improprio anche “Castello di Marengo”, dopo essere rimasta per decenni di proprietà privata tra alterni destini e scarsissima attenzione della comunità alessandrina (anche se c’è notizia di un piano di rilancio e valorizzazione annunciato durante il Ventennio), avendo superato quasi indenne la guerra, era stata acquistata nel 1947 – cioè a cent’anni esatti dalla sua solenne inaugurazione – dalla Montedison, che ne aveva fatto un circolo ricreativo con alcuni appartamenti per i propri dipendenti; invece l’attiguo rustico era stato ceduto a privati, i quali si erano così ritrovati proprietari anche della magnifica carrozza colà abbandonata da un secolo e mezzo, che era stata utilizzata alternativamente come pollaio, gioco per i bambini o romantica alcova per i primi amori dei giovani del posto . La collezione era stata donata al Museo Civico, mentre quasi tutte le vestigia storiche erano state cancellate o nascoste, in particolare con la realizzazione di controsoffittature al piano nobile; così la funzione monumentale restava affidata alla facciata dipinta, all’Ossario e alle statue di Napoleone e Desaix, costrette ad assistere a poco rispettosi balli a palchetto e partite di calcio. Poco distante, alle porte della città, gli automobilisti potevano anche notare l’immenso “Platano di Napoleone”, sempre più soffocato dall’asfalto e dai cartelli segnaletici. Per porre rimedio a questo stato di cose, anticipando di almeno vent’anni le recenti politiche di recupero e riscoperta a fini culturali e turistici delle memorie storiche locali, gli alessandrini (o meglio alcuni illuminati amministratori locali) avevano iniziato verso la metà degli anni ‘60 a promuovere il recupero della Villa, fino a giungere nel 1968 – già allora nel contesto di un grande “evento” come le celebrazioni dell’VIII Compleanno della Città – all’allestimento di un primo autentico spazio museale, dotato del grande e “modernissimo” plastico illuminato, di nuovi pannelli illustrativi e vetrine; il tutto per iniziativa dell’EPT e a cura del Museo Civico, mentre il Comune si era fatto carico di una parte rilevante delle spese. Dopo un nuovo periodo di oblio e decadenza, alla fine degli anni ’80, con rara lungimiranza era stata quindi costituita per iniziativa della Monfefluos – insieme a Provincia, Comune, Cassa di Risparmio di Alessandria e Toro Assicurazioni SpA – la Fondazione Marengo, che promosse nel 1989 un ambizioso ma non ricchissimo calendario di celebrazioni, avendo come scopo statutario di promuovere “iniziative ed interventi per lo sviluppo culturale e la conservazione ambientale del territorio” circostante il sito storico, da sempre messo a serio rischio dall’incombente presenza dello stabilimento chimico. Con l’acquisto di Villa e parco da parte della Provincia di Alessandria, nel 1990, e la costituzione della Società Napoleonica di Marengo, che aveva ben presto ottenuto la concessione di alcune sale al primo piano da destinare a sede del proprio gruppo storico, iniziò finalmente il recupero strutturale dell’immobile (a partire da tetti e recinzioni) ed anche l’organizzazione e promozione della ricostruzione spettacolare della battaglia, che assunse dal 1991 la denominazione “Ricordando Marengo”, per essere ripetuta con alterne fortune fino al Bicentenario.
All'interno del parco vi è il Marengo Museum che intende raccontare la storia della campagna d’Italia del 1800 e della battaglia di Marengo analizzandone la cause, gli sviluppi e le conseguenze, nella convinzione che la vittoria di Bonaparte abbia costituito un elemento importante nella successiva storia europea e uno degli atti fondanti per il processo italiano di unificazione nazionale. Simbolo del Marengo Museum è la Piramide, edificata nel 2009 prendendo spunto da un'idea dell'allora console Napoleone Bonaparte che, alcuni anni dopo la conclusione della battaglia, emanò un editto per dare ordine di costruire una piramide, sullo stile di quelle egizie, a imperitura memoria della sua vittoria e dei caduti in battaglia, primo fra tutti il Generale Louis Charles Antoine Desaix, vero protagonista della vittoria. Testimonianze storiche raccontano che la piramide fu costruita per circa un terzo del suo volume grazie ai fondi del Genio francese, ma la sua edificazione du interrotta per cause sconosciute, e i materiali di costruzione furono dispersi. La piramide odierna è ricoperta di piastre di ghisa che, arrugginendosi, hanno conferito al metallo il colore della sabbia e richiamano l'idea originaria di Napoleone. Al suo interno si trova l'accoglienza del museo, lo spazio informativo, il guardaroba e la libreria.
Il Marengo Museum si pone:
– come conservatore: Collezione (oggetti acquistati, donati, concessi in uso), Villa Delavo, Parco, Ossario e Monumenti.
– come acquisitore: opere di grafica, pitture, oggetti, libri, documenti, armi, uniformi, etc.
– come promotore culturale: committente di opere originali, di eventi culturali e artistici.
– come centro di ricerca: attivatore e promotore di ricerche
– come editore: pubblicazioni, prodotti multimediali, sito internet
– come centro didattico: interventi sulle scuole, visite guidate
– come strumento di promozione turistica: visite guidate, turismo scolastico, location cinematografica, luogo di eventi
Nel mese di Giugno per 3 giorni vi è la consolidata
RIEVOCAZIONE STORICA DELLA BATTAGLIA DI MARENGO
La Battaglia di Marengo del 14 giugno 1800, combattuta dai francesi per riconquistare, dopo la disfatta di Novi, la più importante piazza militare piemontese, costituita per l’appunto dalla città fortificata e dalla Cittadella, che era stata assediata e conquistata dagli austriaci proprio l’anno precedente. La storica giornata vide il giovane Primo Console Napoleone Bonaparte affermarsi definitivamente alla celebrità, capovolgendo in modo assai fortunato una situazione militarmente avversa e poi sfruttando con grande abilità e disinvoltura politica (non disgiunta da una buona dose di mistificazione) la sofferta vittoria. Quando se ne andò rimase solo una misera colonna sormontata da un’aquila, ma nel maggio 1805, tornato ad Alessandria a celebrare con i suoi veterani il trionfo di Marengo, mentre si recava a Milano per proclamarsi nuovo Re d’Italia, volle porre la prima pietra di una “città delle vittorie” che avrebbe dovuto celebrare in modo grandioso il suo mito, che tuttavia non fu mai realizzata se non in modo “virtuale”, con il grandioso trompe l’oeil della Villa Delavo, eretta quasi mezzo secolo dopo (1847): una casa-monumento costruita ufficialmente per iniziativa di un privato, ma grazie al discreto appoggio di Casa Savoia, che ne sosteneva le forti valenze risorgimentali ed anti austriache. Decorata e arricchita con statue e dipinti di soggetto napoleonico, custodiva al suo interno una sala d’armi; ma soprattutto il suo parco era una sorta di “ecomuseo” ante litteram dedicato al grande Còrso e alla sua prima decisiva vittoria, ma anche all’esilio di Sant’Elena. Invece l’attiguo borgo medioevale (un tempo curtis regia, attestata già in età longobarda e poi carolingia), vero epicentro della prima fase della battaglia combattuta dalle avanguardie di Lannes sulle rive del Fontanone, è sempre restato ai margini della zona monumentale, con la sola eccezione della così detta “Torre di Teodolinda”, in gran parte rimaneggiata.