Le splendide origini della Famiglia Gambarino
"ALESSANDRIA UMILIA I SUPERBI ED ESALTA GLI UMILI"
Alessandria è nata con la lega lombarda nel 1168, nel periodo storico che va sotto il nome di Medioevo. Da tanto tempo, attorno al borgo di Rovereto, ed alla sua chiesa di Santa Maria di Castello, si erano accentrati vari villaggi fra i quali Borgoglio e Bergoglio. Il castello di Rovereto aveva due torri ed era circondato da un gruppo di case, che costituivano un tipico borgo medievale. Pare che il nome di Rovereto derivasse dai numerosi boschi di rovere (quercia) che circondavano il Borgo. Accanto ad esso sorgeva, e sorge ancora, una bellissima chiesa: Santa Maria di Castello. Di fronte al castello di Rovereto, oltre al Tanaro, dove oggi c’è la Cittadella,si estendeva un centro agricolo chiamato Borgoglio, già collegato con un ponte sul fiume, consolidato e reso più robusto nel tempo, recentemente abbattuto, chissà se a torto o ragione. Rovereto doveva essere un deposito di merci che arrivano da Genova ed erano poi destinate alle terre confinanti. Molti abitanti dei territori vicini (Marengo, Villa del Foro, Solero, Oviglio, Quargnento, Borgoglio) vedendo tanto traffico e denaro, vengono a stabilirsi a Rovereto che diventa un borgo (grande villaggio) fiorente e unito contro le prepotenze dei feudatari (ricchi proprietari terrieri) vicini. Sorge cosi il 3 maggio 1168 la Cittanova che ben presto si chiamerà Alessandria in onore del papa Alessandro III. La città viene detta “della paglia”, come ancora oggi si può leggere sul muro di un palazzo vicino alla piscina comunale, non tanto per indicare le sue case costruite col tetto di paglia per fare in fretta, quanto per indicare la regione paludosa tra i due fiumi, Tanaro e Bormida, o forse la ricchezza di frumento dei suoi campi. Più probabile sembra la seconda ipotesi in quanto Paglia deriva dal Latino “palea” che vuol dire appunto palude. La città appena sorta deve affrontare un lungo cammino verso la libertà. Il marchese del Monferrato, Guglielmo il Vecchio, vuole prendere Borgoglio e Villa del Foro e per questo chiede aiuto all’imperatore Federico I detto il Barbarossa (per la sua rossa barba) che era suo zio. L’imperatore arriva in Italia mentre gli abitanti di Rovereto, aiutati dai borghi vicini, si preparano alla difesa scavando fossati ed innalzando mura. Per rendere più efficace la difesa, si uniscono ad altri Comuni della Pianura Padana (vasto territorio, attraversato dal fiume Po, che si estende a nord da ovest a est) e formano la Lega Lombarda. A capo della lega c’è Alessandro III. La città, sebbene nata da poco, resiste per ben 7 mesi all’assedio del Barbarossa. Alessandria si guadagna così, a pochi anni dalla sua fondazione, una grandissima fama. Era l’anno 1175. L’anno dopo le città della Lega Lombarda sconfiggono il Barbarossa a Legnano (in Lombardia) e l’Imperatore lascia l’Italia. In seguito tuttavia gli Alessandrini devono ancora fare i conti con il Barbarossa. Nel 1189 la nuova città gli giura fedeltà accettando di cambiare il proprio nome in quello di Cesarea. Ma dopo pochi anni, approfittando delle continue forme di lotta tra Papato e Impero, Alessandria riuscirà a riprendersi il suo nome e ad affermarsi come libero comune. Dalla fine del 1200 in poi Alessandria diventa sempre di più un centro di transito tra la Liguria e la Valle Padana. Questa sua caratteristica aumenta a partire dal 1300 quando nel quartiere di Rovereto e Bergoglio un gruppo di cittadini (laici, frati e monache) si dedica alla tessitura della lana. Ben presto allo sviluppo economico si accompagna un aumento della popolazione ai danni dei vicini centri, in special modo di S. Salvatore e Casale. Cominciano così altri scontri che vedono gli alessandrini impegnati a mantenere il prestigio della città. Nel 1535 Alessandria entra a far parte dell’impero spagnolo di Carlo V e vi rimane per ben 2 secoli. In questo periodo, nonostante le carestie, la peste e le diverse inondazioni, l’economia migliora, si sviluppa l’agricoltura, l’attività artigianale come la tessitura della seta, del lino e della canapa e aumenta la popolazione. A metà del 1500 gli abitanti sono 10.000. Il trattato di Utrecht , siglato nel 1713, sancì la fine della dominazione spagnola e consegnò Alessandria a Vittorio Amedeo di Savoia. Il destino della città resterà legato a questa dinastia fino all’unità d’Italia. Con i suoi 15.000 abitanti
A Ma non finì qui: il 14 Giugno 1800, proprio sulla piana di Marengo, il generale riportò una delle più strepitose vittorie che la storia ricordi e sancì il dominio repubblicano sull’Italia. Napoleone provvide bruscamente alla soppressione, nel 1802, degli ordini religiosi e trasformò le chiese in caserme, con danni irreparabili alle opere d’arte. Nemmeno la cattedrale venne risparmiata: essa fu addirittura abbattuta, mentre il materiale dell’antico duomo venne utilizzato per la fortificazione delle mura. Solo con la caduta di Napoleone il processo di distruzione ebbe termine.
(Il Risorgimento) Nel 1821 Alessandria sventagliò la bandiera tricolore. Sui bastioni della Cittadella il 10 marzo del 1821 gli insorti piemontesi innalzarono la bandiera ,che poi sarebbe diventato il simbolo nazionale. Gli insorti erano guidati da santorre di Santa Rosa ,la sommossa fallì ma ormai la voglia di libertà era sempre più forte. Nel 1833 l’avvocato alessandrino Andrea Vochieri ,attivo esponente mazziniano,viene arrestato con l’accusa di complotto e condannato alla fucilazione. Nel 1848 inizia la prima guerra d’indipendenza dell’Italia. In Alessandria il clima politico diventa sempre più caldo. Molti sono gli uomini politici che operano in questo periodo, tra cui Urbano Rattazzi, avvocato alessandrino che lavorerà per valorizzare la città. Alla vigilia dell’Unità d’Italia , Alessandria si presentava con 27.000 abitanti (56.000 con i sobborghi) vantando una serie di importanti strutture:
Vittorio Emanuele II ( il re) e Cavour inaugurano la linea ferroviaria Torino – Vercelli - Alessandria – Genova.
Tutte le città italiane si tassano per dotarla di 100 cannoni.
Giuseppe Borsalino fonda la sua fabbrica di cappelli, destinata a diventare famosa in tutto il mondo. Con l’Unità d’Italia (1861) e il conseguente spostamento dei confini, il ruolo di Alessandria come piazzaforte militare si conclude. La città è agli inizi di un lungo periodo di espansione economica, dove migliora l’agricoltura ma s’impone anche una nuova classe sociale:quella operaia.