Le splendide origini della Famiglia Gambarino
Titolo Nobiliare: Conti – Nobili – Patrizi
Blasone o Stemma Araldico: D’oro all’aquila di nero coronata del campo, caricata sul petto di uno scudetto Bianco e Rosso
Figura fra le Famiglie Illustri quella Gambarini di cui ora imprendiamo a parlare. Essa proviene da Alessandria della Paglia, e nella Crociala bandita da Clemente III Papa, resulta all’impresa di Terra Santa, nella compagnia scelta fra i più nobili cittadini, che si mantenevano a loro spese.
Nelle fazioni Guelfa e Ghibellina, i Gambarini erano aderenti a parte Guelfa nel quartiere di Marengo, ed era incorporata fra le venti Famiglie dei Nobili del comune, che entravano solo nel consiglio e non nello anzianato. I Guelfi sostenevano il Papato in contrapposizione con i Ghibellini, che sostenevano l'impero.
I Gambarini prendano l’origine loro da Lodovico Dottore d’ambe le leggi, che visse molto tempo avanti che fosse fabbricata la città di Alessandria, ed abitava nel castello di Marengo, chiamato anche Villa Pompejana, quale edificazione segui l’anno 1168. Da Lodovico, famoso Giureconsulto, nacque Cristofano che era parimente Giureconsulto, ed abitava nel suddetto Castello, e dal quale provenne Roffino per il cui consiglio venne distrutta, insieme al castello, la suddetta terra per fabbricare colle materie dell’uno e dell’altra, la città di Alessandria. Egli costruì quivi la sua abitazione insieme con tutta la sua stirpe tanto numerosa. che essa sola occupava la maggior parte di uno dei quattro quartieri della città, cioè di quello che aveva il nome della sua prima patria chiamato quartiere di Marengo, nel quale cominciando le case dei Gambarini dal Monastero delle Monache di S.M. Maddalena, avevano una circonferenza lino alla Chiesa di S. Bernardino.
Dal suddetto Roffìno fu procreato Duilio, dal quale ebbe origine la famiglia dei Dullij, e i figli di questo Guglielmo ed Ogerio, furono comunemente chiamati figli di Duilio, senza far menzione del cognome antico, e cosi furono nominati anche nelle pubbliche scritture. I suddetti Guglielmo ed Ogerio, che non ebbero mai figli, fondarono nel 1335 lo Spedale di S. Giacomo o Jacopo d’Altopasso destinato all’alloggiamento dei Pellegrini, e questa Illustre prosapia tiene tuttora il possesso di quel luogo pio dotato di assai rendite in tanti terreni.
Allorquando nel 17 settembre 1315, la città di Alessandria deputò quattro dei suoi più eccellenti giureconsulti, affinchè facessero alcune leggi da registrarsi negli statuti per il buon Governo della medesima citta, come secondo giureconsulto fù Gambarino Gambarini.
Nel 1359 Luchino Gambarini, fù dal consiglio Generale eletto fra gli undici dottori di legge che riunivano le qualità di pratici, esperti e patrizi, affinchè correggessero le leggi o statuti Municipali della città suddetta.
Duilio nel 1298 fù nominato a redigere gli statuti in aiuto degli anziani, e quindi fù annoverato fra i sette incaricati di dirigere e sorvegliare la costruzione delle strade pubbliche per tutto il territorio Alessandrino; figura altresì fra gli aderenti, allorchè nel 31 marzo 1264 diedero fine alla guerra Civile che era insorta, tra i Lanzavecchia, capi della fazione Ghibellina, ei Pozzi, capi della Guelfa.
Nel 1403 i Gambarini coi Firoffini si sollevarono riportandone piena vittoria nella circostanza che i Guelfi vollero dare la città a Carlo Re di Francia.
Luchino, e Lorenzo fratelli Gambarini, ottennero in dono nel 13 maggio 1420, dai Padri Domenicani di S. Maria, la Cappella maggiore della suddetta Chiesa. Questa donazione conseguirono per se e loro successori, colla espressa condizione, che Luchino giureconsulto, facesse loro da avvocato e protettore in qualsivoglia occasione: mentre il padre Generale dei Domenicani conferma tal donazione riconoscendone l’utilità si vede lo stemma dei Gambarini nella suddetta cappella in testimonianza del dominio loro.
Lo stesso Luchino fù nominato ambasciatore nell’anno 1450 al Duca Francesco Sforza di Milano per fare a lui, per parte degli Alessandrini, la dovuta riverenza e congratulazione rallegrandosi seco della ottenuta proclamazione.
Un anno dopo ottenne il titolo di conte Palatino, e di Cavaliere aurato dall’Imperatore Sigismondo. Il diploma estendeva tali onorificenze a suo fratello Lorenzo e figli, e discendenti legittimi.
Per ragione di precedenza nelle pubbliche feste, insorse quistione fra i giureconsulti ei Cavalieri: non acquietandosi questi ad un primo decreto del Duca di Milano che dava la precedenza, non al grado, ma alla anzianità, Luchino per ovviare a più gravi disordini, e per trovare opportuno rimedio alla inobbedienza dei Cavalieri, fra i quali trovassi per principale Biagio Gambarini di lui padre, scrisse una lettera al Vescovo di Alessandria, ed altra al Potestà, in esecuzione delle quali, il Vescovo scagliò la Scomunica, e il Potesta inflisse una pena di scudi cento al Cavaliere Biagio Gambarini, come capo degli altri Cavalieri, ed autore di simili scissure, ogni volta che non avesse osservato gli ordini ducali.
Anuione fù crudelmente ucciso nel 1367 da una compagnia di Alemanni, che andava al soldo di Galeazzo Visconti.
Lorenzo esperto negli affari diplomatici, gli fù affidato nel 1447 il difficile incarico di far togliere l’assedio dal Castello del Bosco, dalle truppe Francesi, dopo aver riportato i necessari aiuti dai Boschesi, e Alessandrini.
Bartolommeo fù uno dei quattro gentiluomini, che nel 1500 vennero nominati dal consiglio generale per preservare il territorio dalla Peste,
Giacomo-Antonio venne dal Governatore destinato a comandare la compagnia di Marengo, che nel 1610 destinò per la Corona di Spagna, e nel 1614 per la guardia della città, quando vi entrò il Duca di Ascoli conduttore delle genti del Re di Spagna, e tornò ad esser preposto a quella compagnia, quando nel 1615 essendo vuota di soldati la citta, il Marchese di Inojosa, decretò che Alessandria fosse guardata dai propri cittadini, sotto il comando di otto capitani gentiluomini.
Gherardo venne dai Priori deputati eletto nel 1657 a Capitano per tenere in regola ed obbedienza i cittadini e paesani giornalmente pagati a far la guardia intorno alle mura, ed a lui fu affidato il corpo di guardia maggiore, e la Porta della Vigna.
Pietro-Lodovico fu eccellente giureconsulto venendo nel 1456 nominato Potestà di Lucca, dove si fece conoscere per uomo d’incorrotta giustizia e di grande integrità. Prese per moglie Elisabetta della nobile famiglia dei Marchesi Guidiccioni di Lucca.
Francesco venne chiamato nel 1466 ad assistere gli Ansiani per la compilazione dui capitoli sulla coltivazione dell’Agro Alessandrino.
Nella veduta di scuotere il giogo di Giovanna Regina di Napoli, offrendo il Dominio della città a Luchino Visconti, Guglielmo fu nell’anno 1348 dal consiglio Generale mandato ambasciatore allo stesso Visconti per l offerta che sopra.
Uberto nel 1484 venne arrestato perchè capo di un disordine avvenuto ai danni di Francesco Sforza, e che produsse l’appiccamento del Vespucci. I due palazzi Gambarini furono ridotti uno a quartiere militare colle case di S. Ignazio, e che oggi si chiama quartiere di S. Stefano, e l’altro ad uso di manicomio.
Uno della famiglia Gambarini è l’eroe di un poema che ha per titolo. Il Marengo pubblicato da Massimigliano Ghilini.
Nicolao fu Prof. di medicina nell’università di Pavia nell’anno 1476. Del ramo di Lucca fiorirono i seguenti soggetti, essendo quelli di Alessandria spenti affatto da circa un secolo.
Pietro-Lodovico, che cessando di ufficio con alta soddisfazione e onore, ottenne la nobiltà o cittadinanza originaria con decreto del 5 settembre 1457, e nel 1469 fu dalla repubblica mandato a Genova per fare un compromesso delle ragioni di Pietrasanta con quella città.
Scipione, suo figlio, nel 1502 venne istituito al posto di Vicario di Valdrìana, sopra Pescia, e nel 1516 a Castiglione. Nel consiglio ordinario risiedè negli anni 1497 e 1519. L’altro suo figlio prete Cesare sotto di 29 ottobre 1507 v enne chiamato Rettore e Maestro perpetuo, non che perpetuo commendatore dell’ospedale di S. Jacopo.
L’onorificènza di Anziano e stata lene spesso nella famiglia Gambarini, e nel 1537 ne goliede pure Raffaello di Scipione.
Pier Lodovico di Raffaello nel 1627 diede alla luce varie opere in versi.
Il Frate Luigi suo fìglio Cav. di Malta fa celebre per le sue Stravaganze, e non pochi disgusti procurò alla serenissima repubblica, la quale fu costretta a decretare il di lui esilio - Vide la luce il 10 aprile 1651 e morì in Pisa il 19 maggio 1727.
Raffaello Canonico di S. Martino, fratello del precedente, fu uomo di somma stima e d un carattere angelico. Alla sua morte venne sepolto nella Chiesa delle Cappuccine di Lucca ove si legge la seguente epigrafe R.D. RAPHAELI GAMBARINIO Primariae Ecclesiae Canonico Proctectari Meritissimo Priolie Idis Ii nn – A.D. MDCCXIV Vita functo - Cappdccinae Vircines - In grati animi testimomcm P.C..
Teresa Monaca in S. Giovannetto si distinse per la sua esemplale pietà e illuminata saggezza. Scrisse versi sacri e profani di un qualche valore.
La famiglia Gambarini ha goduto, e tuttora gode, un deposito familiare con il respettivo stemma in S. Pier Cigoli, o Madonna del Carmine, avanti l’altare della Maddalena, colla seguente iscrizione - Sepolcrum Gamberinae familiae – A. ClARissiHis J.C. Ante findationem Alexandriae ad ripas E anobi - Orh inlm traenti Exea Luca thaislatae Antiquitis constrictum Raphael Cae - SARI8FILI08 ATEM FORUM INJURIE VINDICANDUM CURAVIT AmiO Saltttis MDCXXV1II
Attuali Rappresentanti di questa illustre Famiglia sono gli onorevoli Signori Francesco, Raffaello, ed Angiolo figli di Pier Lodovico. Raffaello è Cav. Baly di S. Stefano (Baliato di Cortona); Cav. di S. Giorgio; decorato della medaglia al merito militare, e trovasi in onorato riposo col grado di maggiore delle nostre RR. Truppe. - - Menò in moglie la nobil Donna Marianna Forti di Pescia, sorella al celebre Giureconsulto Francesco Forti, e della quale ha avuto tre figli che si chiamano Antonio, Carlo e Sara.
QUESTE NOTIZIE SONO TRATTE Dal Ghilini e dagli Annali della Città di Alessandria Volume 2 da pag.15 a pag.19 e dal Sommario storico delle famiglie celebri Toscane, compilato da Demostene Tiribilli-Giuliani, riveduto dal Cav. Luigi Passerini da pag.160 a pag.164
Preso dalla Guida on-line agli archivi non statali - Sistema Informativo Unificato per le soprintendenze Archivistiche viene descritto quanto riportato di seguito:
Gambarini, conti palatini dal 1436 nella persona di Luchino e Lorenzo e i loro discendenti maschi, nobili lucchesi nel 1638 e iscritti nel nuovo libro d'oro come famiglia "patrizia ereditaria" col duca Carlo Lodovico di Borbone nella persona di Pietro.
La famiglia Gambarini, di origine piemontese, si trapiantò a Lucca nel XVI secolo e lì rimase fino al XIX. Un Guglielmo, insieme ad un Ogerio di Duilio, appare come fondatore in Alessandria di un Ospedale di S. Giacomo e avrebbe ottenuto da Jacopo da Pescia, maestro e rettore dell'Ospedale e Mansione di Sant'Jacopo in Altopascio, di poter eleggere il rettore di detto ospedale per sé e i propri eredi. Questo ospedale restò in vita fino al 1779 quando fu trasformato in ospedale psichiatrico. Un Luchino senior nel 1359 in Alessandria fu tra gli undici dottori che riformarono gli statuti della città, un Annione nel 1367 fu ucciso da una compagnia di ventura al soldo di Galeazzo Visconti, un Luchino junior, avvocato e patrono della cappella maggiore della chiesa di S. Maria in Alessandria, amabasciatore di Francesco Sforza nel 1450, nominato dall'imperatore Sigismondo di Lussemburgo cavaliere aurato nel 1431, conte palatino insieme al fratello Lorenzo, il 20 marzo 1436. Un Niccolao fu dottore in medicina a Pavia, Pietro Ludovico di Bernabove dottore in legge e vicario e giudice del Podestà di Lucca nel 1457. Questo Pietro sposò Elisabetta dei Guidiccioni e ottenne la cittadinanza lucchese il 5 settembre 1457 e da lui ebbe origine il ramo dei Gambarini di Lucca trasferitosi poi a Pescia e ivi rimasto fino all'8 novembre 1940; il ramo di Alessandria si era estinto nel 1776 con Gaetano. Da Pietro di Lodovico nasce Scipione, che sposò Lena di Pietro dal Portico, nella parrocchia di S. Piercigoli. Nella repubblica lucchese i Gambarini ricoprirono le prime cariche cittadine: furono gonfalonieri e anziani, ambasciatori e magistrati. Nel secolo XVII ebbero letterati ed ecclesiastici di rilievo, come Raffaello, monsignore e canonico di S. Martino, morto nel 1714. I Gambarini furono riconosciuti nobili nel libro d'oro della Repubblica nel 1628, confermati patrizi ereditari dal duca di Lucca Carlo Lodovico di Borbone con iscrizione nel nuovo libro nel 1826 in persona di Pietro che sposò Teresa Parenzi e in seconde nozze Clotilde Cecchi. Tra i figli di Pietro, Raffaello nel 1838 fu nominato ufficiale del corpo dei granatieri e ufficiale di ordinanza del duca Carlo Lodovico. Il 16 maggio 1838 ottenne per sé e la propria famiglia il trasferimento della commenda e del baliatico dell'ordine di S. Stefano, già della famiglia Forti di Pescia da cui discendenva sua moglie Maria Anna, figlia di una Sismondi, sorella del vescovo Pietro e del giurista Francesco. A Pescia nacque Antonio, che resse i maggiori uffici locali e che morì nel 1923. I figli maschi di Antonio non ebbero discendenza: eredi di tutte le sostanze furono le famiglie Anzilotti, Marini e Di Grazia, questi ultimi provenienti dalla nobiltà lucchese. In tempi recenti, a seguito del matrimonio di Assunta di Antonio Gambarini con Giuseppe di Giuliano Anzilotti, originario di Pescia, la famiglia ha assunto il doppio cognome «Anzilotti Gambarini».
Estremi cronologici: sec. XIX -
Storia archivistica: La segnalazione dell'esistenza di un archivio, in cui presumibilmente esistevano anche carte del poeta Giusti, fu effettuata nel 1964. Il 18 febbraio 1965 l'allora proprietario, il cavaliere Raffaello Anzilotti Gambarini diede comunicazione alla Prefettura dell'esistenza di carte di famiglia e di lettere di Giuseppe Giusti, Cesare de Laugier, Jesse Sismondi, Francesco Forti e di Raffaello Gambarini suo nonno. Alcune di tali lettere erano state pubblicate per la voce "Raffaello Gambarini" da cura di Alessandro Anzilotti Gambarini e Sergio Baroncelli nel volume "La scuola media pistoiese nel centenario dell'unità d'Italia", Pistoia 1961, pp. 70-81 e in G. Sera, "Fedeltà dei moderati Cesare de Laugier e Raffaello Gambarini al granduca costituzionale", pubblicato nello stesso volume alle pp. 71-79; esse rivestono carattere biografico e familiare, ma potrebbero essere interessanti per la conoscenza dell'ambiente pesciatino del Risorgimento.
Nel corso della ispezione - che risale al 1965 - si rilevarono alcuni pacchetti di lettere e si segnalò che il figlio del proprietario ne stava compilando un elenco. Nel 1974 fu effettuata un'altra visita e fu emesso un provvedimento di notifica di interesse storico (n. 188 del 27 giugno 1974).
Descrizione: L'archivio è costituito da sette pacchetti di lettere di Jesse Sismondi, Giuseppe Giusti, Cesare De Laugier, Leopoldo Galeotti e di altri membri della famiglia Gambarini e Forti, con sonetti, lettere e scritture varie.